Road to Philanthropy: la responsabilità sociale della filantropia post Covid-19
- 9 Giugno 2020
- 13 minuti
Come può la filantropia affrontare le sfide di una società profondamente segnata dalla crisi del coronavirus? E come si può innovare l’approccio filantropico in modo da riuscire a dare una risposta efficace nel lungo periodo alle emergenze sociali, sanitarie ed educative amplificate dalla pandemia? Se ne è parlato nel digital workshop Road to Philanthropy – La responsabilità sociale della filantropia post Covid-19.
L’incontro è stato organizzato da Family Strategy Srl, società operativa di AIFO, Associazione Italiana Family Officer, il network di professionisti che si occupano di gestire, amministrare e proteggere i patrimoni familiari, in una logica non solo di continuità generazionale, ma anche di responsabilità verso uno sviluppo economico e sociale più allargato.
Ad aprire i lavori la presidente di AIFO e Family Strategy, Patrizia Misciattelli delle Ripe, e Michela Guicciardi, responsabile filantropia di Family Strategy, che hanno parlato della declinazione dei valori filantropici guida e della scelta degli enti e dei progetti da sostenere.
La filantropia nel corso del tempo si è evoluta da un approccio tradizionale/umanistico, basato su valori, passioni e vissuto all’interno di una dimensione essenzialmente emotiva e privata, a un approccio più ragionato, strategico e aperto al contesto esterno cui fa riferimento. La filantropia diventa così un atto di responsabilità verso la società e un investimento per raggiungere obiettivi stabiliti e generare un cambiamento misurabile.
Perché ciò avvenga il primo passo è l’analisi dei contesti socio-economici e delle necessità sociali, così da poter identificare gli obiettivi filantropici, il target dei beneficiari, i partner da coinvolgere, il modello operativo da impiegare e le risorse necessarie. Solo così è possibile delineare la strategia migliore e più coerente con i valori che la famiglia, o l’impresa, vuole esprimere con la sua azione filantropica.
In quest’ottica, la selezione degli enti e dei progetti deve essere guidata da dati significativi, coerenti e affidabili. Reperirli è però una sfida per i donatori, che spesso si trovano a doversi scontrare con un problema di asimmetria informativa.
A spiegarlo è stato Daniele Narduzzi, cofondatore di Be Honest: ‹‹Nel panorama delle innumerevoli realtà non profit presenti in Italia, oltre 300 mila, è difficile reperire dati, non sempre quelli disponibili sono verificati e il costo della verifica è molto oneroso. Questo riduce la possibilità di avvicinare il donatore all’ente non profit. Manca inoltre uno standard per la raccolta e la presentazione dei dati. Lo stesso registro unico del terzo settore rappresenta una minima parte della capacità informativa che dovrebbe essere garantita a chi decide di investire in quest’ambito››.
A determinare l’asimmetria informativa concorre poi un terzo elemento: la dispersione informativa dovuta alla moltiplicazione delle fonti generata da internet e social media.
‹‹Sapersi districare attraverso questa mole di informazioni – prosegue Daniele Narduzzi – diventa un impegno gravoso che non è alla portata di tutti, e infatti, secondo la ricerca Doxa Donare 3.0, 37 persone su 100 affermano di non aver donato perché non sanno orientarsi su come scegliere un ente che possa essere affidabile. Oggi il donatore è un individuo maturato: non vuole più solo belle storie ma cerca trasparenza, informazioni sicure e la certezza dell’utilizzo che viene fatto delle sue donazioni. La certificazione di Be Honest unisce trasparenza e accountability, ovvero la possibilità di raccogliere le informazioni degli enti del terzo settore e di verificare, in modo metodico e scalabile, che queste informazioni siano vere, così da tutelare la fiducia di chi investe e di chi dona, e di poter costruire un circolo virtuoso che sostiene i risultati degli enti non profit. Altrimenti, lasciando ai mass media il compito di raccontare il terzo settore, si corre il rischio che vengano sottolineati solo gli scandali, minimizzando il suo reale impatto››.
In attesa che il processo di riforma sia portato a compimento, la situazione creata dal coronavirus può rappresentare per il terzo settore un momento di ripensamento delle proprie strategie. ‹‹Il nuovo modello di sostenibilità – conclude Daniele Narduzzi – deve basarsi sull’aggregazione, la collaborazione, la formazione e l’innovazione così che gli enti, adottando un approccio un po’ più imprenditoriale, riescano a produrre servizi e dare sostegno ai propri beneficiari sulla lunga distanza››.
Ricco di spunti anche l’intervento del notaio Monica De Paoli, socia fondatrice dello studio Milano Notai ed esperta di non profit ed economia sociale e di impatto. Nel suo contributo su come la normativa del terzo settore incide sull’approccio filantropico, il notaio De Paoli si è concentrata in particolare sulle novità introdotte dalla riforma del terzo settore, sul peso della fiscalità nella scelta dello strumento filantropico e sulle principali considerazioni effettuate da chi vuole creare un proprio veicolo filantropico.
In una condizione di scarsità di risorse, la domanda di servizi sociali cui lo Stato non riesce a rispondere è destinata a crescere e la filantropia si sta sempre più consolidando come una fonte alternativa di risorse. La riforma del terzo settore, riconoscendo lo status di Ente del Terzo Settore agli enti filantropici, assegna loro un importante riconoscimento per il ruolo centrale che svolgono nel panorama sociale, grazie all’erogazione di denaro o servizi a sostegno di categorie svantaggiate o di attività di interesse generale.
Il notaio ha poi parlato di quali siano le aspettative nei confronti della riforma, ricordando come manchino ancora il registro unico, i decreti attuativi e il parere della Commissione europea sugli aiuti di Stato relativo al sistema delle agevolazioni fiscali.
Come messo in luce dal workshop di Family Strategy, un approccio che porti a collaborare competenze multidisciplinari e metta a sistema esperienze di settori diversi è la strada per costruire un nuovo paradigma filantropico capace di produrre cambiamenti sociali positivi e misurabili.