L’abbecedario di BEHONEST: D come Due Diligence
- 26 Aprile 2021
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Il termine Due Diligence (dovuta diligenza) è certamente ben noto nel mondo finanziario e indica un’analisi puntuale in merito alla situazione di un’impresa svolta da un soggetto terzo per individuare i rischi di un’operazione.
Questo metodo di analisi nasce dalla necessità di ridurre il rischio insito nella trattativa tra due soggetti: nel momento in cui una società voglia investire in un progetto specifico, o anche nel momento di una fusione o acquisizione fra due società, queste dovranno assicurarsi con la dovuta diligenza di aver in mano tutte le informazioni necessarie per poter fare una valutazione corretta.
Se nel campo profit sono di primaria importanza gli indicatori economici, la stessa cosa non si può dire per il terzo settore, dove questi ultimi devono essere affiancati dagli indicatori sociali.
Due Diligence e Terzo Settore
Effettuare una due diligence su un ente non profit o su un progetto significa approfondire quei fattori interni ed esterni che hanno un risvolto sull’attività dell’organizzazione e di conseguenza sul suo impatto sociale, permettendo ad eventuali investitori e donatori di avere un’idea chiara di come verranno impiegati o come sono stati impiegati in passato i loro contributi.
Nella pratica, immaginate di essere una fondazione o un’azienda che deve scegliere su chi sostenere tra enti del terzo settore con una mission apparentemente simile. Come decidere dunque tra i due? Senza una due diligence potreste affidarvi alle informazioni reperite sul sito o alla pubblicità che gli enti hanno fatto di loro: questo potrebbe portarvi a decidere di sostenere l’ente che è riuscito a comunicare meglio. Se invece decideste di affidarvi ad un soggetto terzo che operi una due diligence scoprireste dei dettagli in più sulle 2 organizzazioni: fattori come la composizione del direttivo, gli obiettivi indicati nello statuto, o, soprattutto, da chi è sostenuto l’ente e come utilizza i fondi raccolti e con quali risultati. Potreste quindi scoprire al termine dell’analisi che l’ente che pur non si è focalizzato troppo sulla comunicazione ha in realtà un impatto molto più forte sul territorio in cui opera e realizza quindi meglio la propria mission.
A questo punto la scelta di chi sostenere ricadrebbe sull’ente che ha effettivamente il maggior impatto sociale.
Due Diligence: neutralità dell’analisi
Il processo di due diligence viene condotto attraverso il reperimento delle informazioni necessarie per ridurre il rischio della scelta. L’analisi deve basarsi su dati obiettivi e completi ed è per questo che è necessario affidarsi a un soggetto terzo, che sia neutrale verso le parti.
La terzietà e l’applicazione di un metodo sviluppato per venire incontro alla peculiarità del non profit, consentono da un lato di poter prevenire l’autoreferenzialità della comunicazione – che rischia di porre l’attenzione solo sugli aspetti positivi – e allo stesso tempo permettono a chi la richiede di valorizzare la specificità del sociale.
Due Diligence: Un’opportunità per il terzo settore
Altro vantaggio del ricorrere ad una due diligence è che questa consente di superare la sterile retorica dei costi di struttura, che finisce per non premiare le organizzazioni che investono in strategie di lunga durata. Avendo come scopo quello di conoscere in maniera approfondita un ente o progetto singolo infatti la due diligence può mettere in risalto come alcuni costi, che possono sembrare eccessivi o non direttamente collegati all’attività dell’organizzazione, siano invece parte integrante di una strategia di crescita solida, rappresentando quindi un punto di forza e non un fattore di rischio.
La Due Diligence è ormai uno strumento consolidato e utilizzato nelle operazioni di investimento o acquisizione delle società profit, ed è bene che diventi una best practice anche per il mondo filantropico per garantire il miglior impatto sociale possibile.