Fundraising è il termine inglese che indica il raccogliere fondi per un’iniziativa, progetto o ente. Certamente uno dei principali ostacoli alla realizzazione di attività professionali di raccolta fondi è la percezione che tutti noi abbiamo riguardo al benessere e al denaro: (Kara Logan Berlin: How to be a better Fundraiser): a gradi diversi a seconda del carattere e della provenienza sociale e territoriale di ciascuno, è normale sentirsi a disagio quando si parla di soldi, o quantomeno sentirsi tenuti a una sorta di “pudore”, sebbene siano il punto attorno al quale ruota il nostro mondo e anche gran parte delle nostre vite. Il fundraising insomma, “costringe” la nostra organizzazione a rapportarsi con l’esterno, a rispondere di come gestisce il denaro e di come comunica i propri risultati. E per questo è un’attività generativa a 360°. Inoltre occorre sempre ricordare che, quando chiede una donazione, è l’organizzazione ad offrire un’opportunità al donatore: l’opportunità di fare parte di qualcosa più grande di lui e realizzare, per mezzo dell’organizzazione, un bene per gli altri che difficilmente avrebbe potuto realizzare da solo. Le persone vogliono donare ed essere parte di un progetto che le coinvolga, le ragioni sono diverse (culturali, sociali, antropologiche), ma questa propensione è un dato di fatto. Basti pensare all’aumento di donazioni riscontrate durante i primi mesi della pandemia di Covid-19 (Vita: gli italiani e le donazioni dopo il lockdown). Per la prima volta dopo diversi anni nel primo semestre del 2020 il numero di italiani che hanno donato ad una causa sociale è salito, passando dal 21% del 2019 al 28% del 2020. Questa crescente voglia di aiutare, data anche dall’inedita emergenza che tutto il mondo ha dovuto affrontare, è stata anche l’occasione per l’affermarsi di nuove modalità per raccogliere i fondi. Due esempi ci rendono bene l’idea di un processo di innovazione nell’ambito della raccolta fondi: quello delle piattaforme di crowdfunding e quello delle campagne Facebook. Il report sulle piattaforme di crowdfunding in Italia realizzato annualmente da Starteed mostra una crescita del 38% delle piattaforme donate & reward, dedicate appunto ai progetti solidali, tra il 2020 e il 2019 (Report: Il crowdfunding in Italia 2020). Questa crescita è particolarmente significativa per due motivi: il primo è che il report non considera le donazioni fatte tramite la piattaforma Gofundme, una delle piattaforme internazionali maggiori che ha visto la gran parte delle campagne dedicate all’emergenza; è quindi teoricamente “riduttivo” rispetto alla reale crescita delle donazioni. Il secondo è che nonostante gran parte della crescita sia stata provocata dalla reazione all’emergenza Covid, importanti risultati sono stati ottenuti anche da campagne con altre tematiche. Grazie alla praticità e velocità di donazione, le piattaforme di crowdfunding rappresentano quindi uno strumento sempre più importante per le raccolte fondi. Il crescere delle opportunità di Fundraising tramite piattaforme digitali ha portato quindi la pratica di raccolta fondi ad essere sempre più qualcosa di continuo e costante nel tempo. Intraprendere attività di fundraising, che siano autogestite o affidate ad esperti del settore, è quindi sempre più fondamentale per le organizzazioni non profit che vogliano perseguire in maniera efficace la propria mission. Il fundraising è uno strumento e come tale deve essere utilizzato nel modo giusto: con impegno costante, e con la convinzione che ciò che viene chiesto è utile e necessario per perseguire l’obiettivo che l’organizzazione si è preposta.L’abbecedario di BEHONEST: F come Fundraising
Esistono ad oggi un’infinità di strumenti e canali per fare fundraising: dagli eventi sul territorio al crowdfunding ed altre iniziative online (per esempio le campagne Facebook), dall’incontro diretto con potenziali donatori all’offerta di gadget online.
Ma prima di scendere nel dettaglio delle modalità in cui è possibile attivarsi per fare raccolta fondi, occorre fare una riflessione sulla valenza che il fundraising può avere nella vita delle organizzazioni.
Non tutti fanno fundraising, e pochi si applicano in questa attività con un approccio programmatico e professionale; dietro a questa negligenza, e talvolta vera e propria “diffidenza”, c’è spesso la non piena consapevolezza dei motivi per i quali il fundraising deve essere parte integrante della vita delle organizzazioni non profit.Fundraising: un’attività generativa
Altro grande ostacolo per gli enti alla scelta di dedicarsi sistematicamente al fundraising è il fatto che questo implica un investimento, quanto meno solo di tempo, per essere realmente efficace. In un settore che opera generalmente con poche risorse, il fundraising rischia di essere quindi uno di quei tanti investimenti che rimangono dei desiderata.
E’ però necessario tenere conto di alcuni elementi fondamentali che qualificano l’attività di raccolta fondi come irrinunciabile:
É anche questa professionalità a caratterizzare la raccolta fondi e a prevenire che esso venga confuso, come temono molti enti, con “fare l’elemosina” o sia scambiato per un segno di inefficienza.Nuove forme di fundraising: 2 esempi pratici
Per quanto riguarda le campagne Facebook, dal 2015 a marzo 2021 la piattaforma ha facilitato la raccolta globale destinata a cause non-profit per un ammontare di 5 miliardi di dollari (Facebook generated fundraising hits $5 billion). Interessante notare come anche su questo media le campagne abbiano interessato tematiche diverse, in questo caso seguendo più da vicino i trend topic di ogni anno: nel 2018 i diritti civili (con l’aggravarsi della situazione umanitaria in Stati come il Venezuela e la crescita del fenomeno #MeToo), nel 2019 le cause ambientali (con eventi come #FridayForFuture, il terremoto in Albania e l’uragano Dorian) e nel 2020, inevitabilmente, le cause sanitarie e sociali per fronteggiare gli effetti della pandemia.Fundraising: basta occasionalità